PERCHÉ PARLA COSÌ? IO NON LA CAPISCO!
M. è un bambino di quattro anni di origine egiziana arrivato in Italia da poco.
Entrando in aula lo vedo giocare con le macchinine vicino a L., un compagno di classe.
Le volontarie mi raccontano preoccupate che M. è un bimbo poco reattivo, chiuso, poco in ascolto e a tratti immerso nel suo mondo. Non capiscono se comprenda o se neppure senta quello che gli viene detto perché, nonostante i mesi passino, lui parla pochissimo e, soprattutto, sembra non avere nessun desiderio di entrare in relazione. Molto selettivo, ha fatto amicizia solo con due bambini con i quali sembra giocare sereno.
Mi avvicino e provo a entrare in contatto. Mi guarda sorpreso e schivo. Provo a parlare, mi presento, lo saluto, ma lui, pur guardandomi non risponde.
L., intanto, si rivolge un po’ a me e un po’ a lui facendo anche da interprete.
Improvvisamente mi rendo conto che forse il problema è la lingua e così chiamo Jasmin, studentessa italo-egiziana, volontaria al debutto. Con pacatezza e in pochi minuti, parlando in arabo Jasmin ha illuminato lo sguardo di M.: impossibile non rendersi conto del suo repentino sollievo e della sua gioia.
Insieme hanno cominciato a parlare e a scherzare. Poi lui, guardandomi, chiede a Jasmin: “Chi è lei? Perché parla così? Io non la capisco.”
A volte occorre guardare dalla parte giusta per comprendersi.
È vero che la maggior parte dei bambini in età compresa fra 3 e 8 anni ha una capacità di adattamento e di apprendimento della lingua molto spiccata e rapida, ma alcuni bambini fanno più fatica ad accettare i cambiamenti e a manifestare emozioni e sentimenti, soprattutto quelli legati alle difficoltà e al disagio.
Noi abbiamo il compito e la responsabilità di guardare in tutte le direzioni, alla ricerca di ciò che aiuta, senza fretta né pregiudizi.
Il confronto con le volontarie e la referente dello spazio ha permesso a questo bambino di essere compreso nella sua difficoltà e di essere aiutato nel suo processo di adattamento sociale.
La lingua madre, evidentemente, rappresenta per lui un elemento fondamentale, imprescindibile per entrare in relazione e fidarsi dell’altro. E noi, al suo posto, come ci sentiremmo?
Eleonora Alvigini - Coordinatrice spazi L’Albero dai Mille Colori