UN DONO RECIPROCO
Una mamma arriva a Milano col suo bambino di 4 anni e mezzo.
È sola e riconosce che suo figlio ha notevoli difficoltà nello sviluppo. La U.O.N.P.I.A (Unità di Neuropsichiatria) a cui si rivolge lo prende in carico e qualche settimana dopo la diagnosi è autismo.
Iscriverlo alla scuola dell’infanzia per quest’anno è ormai impossibile. Accedere alle terapie sanitarie pubbliche pure e il piccolo finisce in lista d’attesa. La U.O.N.P.I.A. fa un nome: l’Albero dai mille colori e questa mamma, che ne rappresenta tante altre, chiama. Dopo una breve presentazione reciproca e qualche giorno di attesa per capire come si possa fare, visto che i bimbi nello spazio di via Russo cominciano ad essere tanti (e fra loro due con diagnosi di disturbo dello sviluppo), la chiamo e le dico: “Sì, possiamo accogliere il suo bambino con la sua presenza”.
È a quel punto che sento un’esultanza a metà fra un grido di gioia e un sospiro di sollievo. Nonostante il telefono e, quindi, la distanza, sento chiaramente un’emozione e una gratitudine che vorrebbe esplodere, ma che allo stesso tempo si trattiene come a controllare dignitosamente perfino le emozioni più normali. E, come spesso accade nel mondo della solidarietà e del volontariato sociale, sono io a ringraziare questa mamma coraggiosa per il meraviglioso dono che lei sta facendo a me e a tutti coloro che ogni giorno rendono possibile concretamente tutto questo.
L’Albero dai mille colori non sostiene soltanto queste famiglie e i loro bambini, ma una comunità intera. Questo bambino e tanti altri come lui potranno giocare e ascoltare storie. Potranno manipolare creta e costruire case di mattoncini colorati. Potranno trascorrere del tempo con altri bambini della stessa età e imparare a parlare italiano, a colorare, a disegnare, a pensare. Potranno fare finta di essere al mare o in montagna, piloti di macchine da corsa o mamme e papà delle loro bambole di stoffa. Questi bambini potranno andare a scuola non come analfabeti in un paese straniero, ma liberi e attrezzati e, come dovrebbe essere per qualsiasi bambino, in un paese o in un altro non farà differenza.
Eleonora Alvigini