RICORDI DI SCUOLA

Mi ricordo benissimo il mio primo giorno di scuola.

Non conoscevo quasi nessuno, solo un bambino che era venuto alla scuola materna con me. Eravamo tutti in classe con i nostri genitori ad ascoltare quello che diceva la maestra. Ad un certo punto ho chiesto a mamma e papà se potevo chiedere alla maestra come si chiamava. Così ho alzato la mano in mezzo ai miei nuovi compagni e ho chiesto il suo nome.

Lei mi ha risposto che si chiamava Cinzia. Io ero contenta, mi sono presentata alla classe e poi anche a tutti gli altri bambini, dopo essersi seduti, hanno detto il loro nome. I genitori sono andati via e noi abbiamo incominciato le nostre lezioni della scuola primaria. In prima elementare mi sentivo bene, ho iniziato a conoscere tutte le mie amiche che mi sono sembrate subito simpatiche. 

In classe però all’inizio non avevo mai voglia di lavorare. Avevo un’aiutante che si chiamava Gaia, ma non l’ascoltavo mai e quando non l’ascoltavo, lei mi faceva il solletico. E se dicevo di no, lei mi sgridava, mi prendeva il diario e mi dava la nota. A me non importava, tanto ero piccolina e della scuola non me ne fregava niente.

Poi in terza elementare qualcosa è incominciato a cambiare. I miei genitori mi hanno portato dal dottore: non capivano perché a scuola facessi così fatica.
Il dottore era straniero, era antipatico ed arrogante. Urlava e mi diceva:- Alice, dimmi il tuo problema! Io non gli rispondevo e pensavo: ”Come faccio a capire il mio problema se sono solo in terza elementare?”.

Lui capì che ero dislessica. Uscita dall’ospedale avevo incominciato a piangere perché il dottore mi aveva incolpato di una cosa che neanche sapevo cos’era. Ero una bambina normale, lenta a leggere e a scrivere, ma non avevo fatto nulla di male. Anche mia mamma piangeva, ma di felicità, perché aveva finalmente capito quale fosse il mio problema. Io ero però convinta di non essere dislessica, lo dicevo a mia mamma e a mio papà, ma loro non mi ascoltavano. 

A quel punto ho deciso di non leggere più. Quando la maestra mi diceva di andare in biblioteca a prendere un libro, io non volevo e le dicevo di lasciarmi in classe.

La maestra mi è stata vicina, un giorno mi ha portato con lei in biblioteca, ho preso un libro, l’ho portato a casa, l’ho letto e mi è piaciuto. Da quel momento ho continuato a leggere. In classe ascoltavo la maestra e facevo i compiti a casa.

In quarta elementare ho iniziato a conoscere di più la dislessia, ho cominciato ad andare dalle dottoresse che mi aiutano anche oggi a fare gli esercizi. Adesso mi sento normale, studio e ascolto le maestre. Usare il computer per italiano mi sembra facile e per gli esercizi di matematica uso la calcolatrice perché Valentina, la mia logopedista, mi ha detto che sono discalculica, cioè faccio fatica a fare le operazioni e i problemi di matematica. Ieri la maestra mi ha dato un problema di geometria. Io guardavo il foglio, lo giravo, ma non capivo nulla. Poi mi sono ricordata quello che mi ha detto mia mamma a casa: “Apri il cervello per pensare” così ho fatto il mio problema di geometria e l’ho finito. 

A settembre andrò alle medie: oggi le dottoresse mi diranno se potrò avere una maestra che mi aiuterà anche l’anno prossimo a fare i compiti. Io lo spero tanto.

UVI ONLUS